PER QUALCUNO IL TEMPO STA PER FINIRE, SOLO TU PUOI AIUTARLO! ISCRIVITI AL REGISTRO DONATORI MIDOLLO OSSEO E POTRAI SALVARE UNA VITA............. admo@admo.it

giovedì 1 maggio 2014

Endurance 70 ore - Guinness Word Record Attempt - Longest Marathon Nordic Walking








Rosario, Manfredi e Elena

 Sono le 23:57 del 30 aprile 2014, Rosario Catania ha iniziato la sua sfida alle 10,19 del 28 aprile scorso.

Una lunga notte lo attende, una notte dolorosa, dove la sua grande forza lascerà spazio alla fragilità umana, ma esiste un metodo per non pensare al tempo che ancora deve scorrere davanti a lui.
Un metodo che per Rosario è del “più uno”.
Alle 22:19 aveva percorso una parte del suo tempo a disposizione calcolato in 60 ore ma in realtà per lui era stato calcolato un 48 più 12.
Da quell’orario invece è passato al “meno uno”. Un conto alla rovescia.
Riparte da 12 e ogni ora sarà a decrescere.
Alle 23:19 era a meno 11.
In questo momento sono le 00:10, fra nove minuti scenderà a meno 10! E’ un traguardo psicologico! Gli restano ora solo numeri a una sola cifra.

All’una e diciannove scenderà a meno nove… E’ tutto in discesa e vedo già il suo volto trasformare la sofferenza in sorriso, un leggerissimo sorriso di consapevolezza.

Ci sei Ros, stai per realizzare il tuo sogno, vai sereno, non sentire più nulla, non emozionarti ancora, aspetta, lascia che il tempo scivoli via dalle tue spalle doloranti, aspetta, l’arrivo arriva lentamente, come il sole che è dietro all’Etna e aspetta.

Sentirai la sua leggera carezza verso le otto, domattina, metti gli occhiali, nascondi gli occhi, il tuo sguardo non deve trapelare le tue emozioni, aspetta.

Io passerò la notte qui, davanti al mio computer e immaginerò ogni tua parola, ogni tuo comando secco, diretto su cosa mangiare, cosa bere.

Attento, non è questo il momento per cioccolata, prodotti dolci, zucchero si, una bustina ogni tanto ma non sentirti più forte, vai al tuo passo, ancora…

Se senti l’arrivo di un crampo manda giù un cucchiaino di sale grosso con un poco d’acqua e patate lesse, grasso di prosciutto, un arancino al burro.

Aspetta, non chiedere più niente, non informarti più sui km percorsi, vai avanti sempre rispettando il tuo corpo, la tua velocità, quella che in questo momento ti senti è quella giusta, non è ancora il momento di forzare, aspetta.

Aspetta il sole, aspetta il giorno vero, aspetta di sentire che sei sicuro, sicurissimo, certo.

Sono sempre qui, sono il tuo amico, quello che ti ha fatto conoscere questo tipo di sport.

Il cammino prolungato è l’incontro vero e puro con la tua essenza, con il Rosario che tu solo conosci, con quell’essere umano che vuole meritare nel più alto senso di merito ciò in cui crede e vuole il rispetto prima di tutti da se stesso.

Stai per avere questo premio, dalle tue stesse mani e nessuno potrà mai togliertelo se non te stesso.

Aspetta, vai ancora al tuo passo. Non c’è più niente fra te e il resto del mondo che ti circonda. Ascolta ma non sentire. Annusa l’aria e regola il tuo respiro, entra in cadenza anche con il battito del tuo cuore. Sei una macchina perfetta, siamo tutti perfettamente creati per superare ogni limite ma tu non devi superare mai te stesso.

Arriva sempre vicino a quel limite, non superarlo ancora, c’è tempo…

Ecco ora sono le 00:27, sei entrato nella tua meno nove, dovrai completarla alle ore 01:18 e subito entrerai nella meno otto… ma ci pensi? Sei veramente in discesa.

Un altro consiglio, defatica i quadricipiti dando calci in avanti, sentirai i muscoli scuotersi, è un massaggio efficace e necessario, allenta la tensione muscolare.

So che tu bevi molta acqua, ma appena si alza il sole bevi ancora di più e solo nelle ultime due ore mangiati della Nutella, solo le ultime due ore, aspetta.


Ros, vorrei poter sentire Elena per sapere come stai, cosa dici, cosa vedono i tuoi occhi.

Non sentire, non ascoltare, isolati perfettamente dal mondo che ti circonda.

Chi in questo momento lo sta assistendo deve lasciarlo in pace.
Restate presenti ma passivi, non parlategli, aspettate anche voi, sarà lui a dirvi di cosa ha bisogno, non stancatelo con domande, rispettate il suo silenzio, se è silenzioso.

Se vuol parlare bene ma rispondete solamente alle sue domande, non dategli il problema di dovervi dire qualcosa.

Deve poter amministrare ogni parte del suo corpo, a volte parlare diventa faticoso.

Guardo ogni tanto l’ora del PC e sembra che il tempo non passi… anche per me è difficile.
Non sto bene, ho dei dolori ben localizzati ma resto qui per lui.

A marzo, quando ho ripreso il mio cammino è volato da Catania per starmi vicino, ora io vorrei essere lì da lui, sarebbe fantastico vederlo transitare, restituirgli il piacere immenso che lui ha fatto a me.

La mia malattia non mi ha permesso questa gioia, ma sono comunque felice di poter contribuire tutta la notte al sostegno pur minimo che posso dargli.

Per favore ditegli che Manfredi resterà tutta la notte a scrivere di lui, a immaginare queste ultime ore del suo fantastico cammino.



Ore 02:20…

Sono qui, questa è una notte infinita.
Rosario sta camminando da oltre 64 ore, sono comodamente seduto davanti al mio pc e penso tutto quello che lui in questo momento pensa e fa.

Vorrei essere al suo posto, sentirmi sfinito, pieno di dubbi, colmo di stanchezza, di dolori diffusi… Sembrerà per alcuni strano che uno possa desiderare tutto ciò.

Io no, non lo penso, io so esattamente come ci si possa sentire in momenti interminabili come questa sua 73 ore.

I miei allenamenti sono durati anni. Mi sono allenato alla fame partendo per una 30 ore completamente digiuno.

Sono partito molte volte senza portarmi da bere, sono partito per una prova di resistenza al sonno dopo aver passato una notte sveglio.

Bisogna essere preparati per poter gestire le criticità.

Il nemico puoi batterlo solo se lo conosci bene. Niente deve essere nuovo, sconosciuto.

Solo conoscendo bene le risposte si possono affrontare le domande.

Solo conoscendosi bene si può far fronte agli imprevisti, alle casualità, ai momenti veramente difficili.

Rosario ha imparato molto bene a sapersi gestire, lo ha imparato durante il durissimo allenamento a cui si è sottoposto nei mesi passati.

La vera forza di un atleta è la consapevolezza.

Un discorso a parte è l’umiltà, vi sembrerà un’eresia ma in queste prove non c’è posto per l’umiltà. Chi affronta questo tipo di sfide non deve esserlo. Ci vuole egocentrismo, presunzione, egoismo, cattiveria, determinazione e naturalmente anche una buona parte di pazzia e incoscienza.

Siamo tutti intorno a lui, riempiamo i nostri spazi di commenti, d’incoraggiamenti di grande meraviglia. Lui è l’attore, il palcoscenico è l’obiettivo da raggiungere, noi siamo il pubblico, i critici, i fans, lui ha bisogno di noi, ma alla fine, come l’applauso.

Noi siamo utili perché spettatori e state pur certi che è felice di averci tutti intorno a lui, ma dobbiamo rispettare il silenzio, la concentrazione, l’enorme responsabilità che lui ha in questo suo momento.

Lui è l’orchestra, sta eseguendo un pezzo difficile, non deve stonare, tutta l’armonia della sua interpretazione deve avvolgerlo e avvolgerci… ma non si applaude prima,

Lui aspetta il sole del mattino, quel lieve raggio di sole che scioglierà la tensione accumulata, che lenirà le ferite, aspettiamo anche noi.


E’ la notte più lunga della sua vita e fra poche ore sentirà salire la gioia, si spanderà nelle sue vene e lentamente raggiungerà ogni sua parte.
Deve saper aspettare con professionalità, con competenza.

La realtà esiste nell’attimo preciso del riferimento, la sua realtà è diversa ogni istante, è composta di attimi più o meno lunghi, attraversata da complessi accorgimenti mirati a risolvere i problemi che realtà dopo realtà si verificano.

Aspetta Rosario, aspetta il sole del mattino, aspetta il tepore del sole, non pensare a niente di più piacevole che fare quel giro in più dopo l’ultimo giro.

Ricordati di farlo. Il giro in più dopo l’ultimo non è la passerella, non è il giro d’onore… è anche questo tuo ultimo sforzo la prova che, volendo, avresti potuto anche continuare.

Alle 10:19 non fermarti, fai ancora un giro e quando lo avrai completato, togliti le scarpe e finalmente attraversa il prato e cammina scalzo sull’erba.

Solo in quel momento sentirai che saresti stato in grado di andare ancora avanti, ti servirà per comprendere che il tuo limite non l’avrai ancora raggiunto e potrai, la prossima volta, battere quel fantastico atleta che hai dimostrato di essere.

Un solo giro in più e una passeggiata a piedi nudi sull’erba, come dire:

“Ho fatto una passeggiata, sono forte, più forte di tanti”, e poi abbandonati a tutto ciò che il tuo carattere ti dice di fare, io piangerei e griderei come uno scemo.

Lo sai che ti voglio un gran bene? SI, lo so che lo sai!!!!


1° maggio 2014 ore 03:20

Siamo a meno sette… anzi Rosario sei a meno sette!

Mi sto guardando la televisione per far passare il tempo, ogni tanto mi alzo e vado in cucina. Poco fa mi sono fatto un panino con il gorgonzola, un bicchiere di vino rosso e poi un caffè.

Guardo in continuazione l’orologio e il tempo non passa.

Sono uscito in giardino, il cielo è pieno di stelle, non c’è luna e in mare si vedono le lampare, è la notte giusta per pescare.
Qui da noi, al nord, è ancora inverno. Ho il camino acceso e sto bene, sono in compagnia di un mio amico, un compagno di cammino.

Sono fiero di te, posso dire di essere stato il tuo maestro, di averti insegnato questo modo di interpretare lo sport, questo tipo di sport che va oltre la vera essenza dell’evento dinamico.

E’ un “Modo di vivere in un mondo da vivere”, frase del grande Reinhold Messner. Tutto ciò che facciamo dovrebbe servire d’insegnamento per i più giovani. Bisogna sempre poter dare l’esempio, essere d’esempio per aiutare chi non ce la fa o peggio per chi crede di non potercela fare.

Questa tua prova è utile per chi non ha fiducia nelle proprie possibilità, per chi vorrebbe e non ha il coraggio o per chi vorrebbe ma non può a causa di un handicap.
Tu dai speranza a chi si sente finito, sconfitto, a chi pensa che non ci sia più speranza di poter risalire verso la propria dignità.

Io stesso, come sai, sto combattendo contro il male del secolo, ma come ho detto, ho consegnato il cancro ai medici e continuo per la mia strada, per la mia solita vita.
Anch’io do speranza attraverso le mie prove, con la realizzazione dei miei sogni, ma anche se appaio forte e sicuro ho anch’io bisogno di sapere e vedere che c’è sempre una possibilità e tu con questa tua prova stai aiutando anche me, grazie.

Cosa stai pensando? Fai i calcoli, osservi il GPS, sei preoccupato forse perché sei sotto il target che ti eri prefissato? Lo so, tu stai cercando di superare Thomas Mueller, ma hai già vinto perché sei arrivato quasi alle sue ore complessive e forse hai raggiunto i suoi 308 km. Se così ancora non fosse che te ne frega, sei sicuramente il numero uno in Italia. Gli antichi latini dicevano “Nemo profeta in patria”… tu sei profeta nella tua Sicilia, anzi nella nostra Sicilia e in tutta la nostra stupenda Italia. Sono fiero di te!

Ora tocca a me, se uscirò da questo mio problema, stai certo, avrò un solo scopo: batterti.

Siamo Elena, tu ed io gli unici appartenenti al Guya Team, non si battono gli amici ma fra noi si può fare, la competizione fra noi è ammessa.

Perciò aspettami, ho un motivo in più per continuare a vivere, superarti!



1° maggio 2014 – ore 04:20


Non faccio altro che mangiare. Sono passato ai dolciumi: biscotti, marmellata e… caffè.

Ti tengo compagnia a modo mio, forse tu non sai che ci sono, che sto facendo la mia personalissima sfida insieme a te, ma è pochissima cosa, sono seduto, mi alzo, mangio, esco in giardino, rientro, guardo l’orologio.

Ho provato a chiamarti sul telefono, speravo tu l’avessi lasciato a qualcuno per sapere come stai, per farti sapere che sono qui ma è come se fossi li, al tuo fianco… pazienza, lo saprai domani.

Pensa che sono stanco, non è stata una buona giornata, sono stato quasi tutto il giorno in casa a fare niente. Sono uscito verso le 18 per andare fino in paese, così per far passare il tempo.

Ho trovato delle donne che raccoglievano le erbette spontanee, qui da noi le chiamano “Prebuggiun”, è composto da: Bietole di prato, Borragine, Cicerbita, Cicoria, Dente di leone, Grattalingua, Ortica, Radicchio selvatico, Raperonzolo, Sanguisorba, Silene, Tarassaco. E’ molto meglio mangiare di queste verdure piuttosto che quelle coltivate con concimi chimici.

Spesso vado anche per asparagi selvatici e poi naturalmente funghi, frutti di bosco, castagne. Ho imparato a raccogliere questi prodotti lungo le mie molte camminate qui sui monti liguri, ma i tutta Italia ho visto gente che si rifornisce direttamente dalla Natura.

La natura va protetta e rispettata, bisogna sapersi immergere in essa e riuscire anche ad ascoltarla. Oltre a queste prove, come ben sai e sicuramente fai, c’è un mondo che ci aspetta, uno spazio naturale fatto per essere vissuto e rispettato.

Non vedo l’ora di tornare in Sicilia per quell’evento ormai alla quarta edizione e che ci ha fatto conoscere: il Mons Gibel per ADMO.

Arriverò come ben sai il giorno 14 giugno per partire dalla statua di Nike a Giardini Naxos in direzione del Parco Fluviale dell’Alcantara, Randazzo, l’Etna e poi mi dirigerò ad Alcara li Fusi per la festa dei Muzzuni.

Come sai il viaggio terminerà a Milazzo, dopo il fantastico crinale dei Peloritani.

Anche tu sei un testimonial di ADMO, abbiamo gli stessi sponsor, parecchi amici in comune. Siamo ormai amici collaudati.

Io parlo, anzi scrivo e tu cammini, io ho il mal di schiena… è quel dannato pancreas che è in difficoltà e mi trasmette il suo malessere e anche tu stai male, siamo tutti e due sofferenti ma felici lo stesso, stiamo facendo una cosa insieme. Siamo distanti oltre mille km ma ti sento qui vicino a me.

Coraggio Ros, tieni duro, la notte è ancora lunga ma sei quasi alla fine, manca poco, aspettiamo il sole, aspettiamo il suo caldo abbraccio, aspettiamo con la forza della volontà.


1° maggio 2014 – ore 05:20


Meno cinque!

Rosario, ti voglio dedicare questo pensiero: Le immagini e i desideri entrano dentro di noi, si collocano negli spazi della memoria, in attesa d’essere ricollocati, rielaborati, definiti.
Spesso noi non ci accorgiamo di questo grande archivio, non ne prendiamo veramente coscienza, eppure avviene, ogni istante della nostra vita.
Viviamo ogni attimo assorbendo o rifiutando, tutto ciò che transita attraverso noi, a volte senza neppure accorgercene. E’ di notte, quando il nostro corpo finalmente si stacca dal motore che lo fa agire, che arriva il momento di mettere a nudo ogni angoscia, ogni vera gioia, ogni recondito desiderio. E’ il momento in cui la nostra memoria diviene liberamente liberata da ogni costrizione che il corpo le impone, è il momento dei sogni.

A volte incredibili, incomprensibili, assurdi.

Si dice che la morte spesso avvenga all’alba, quando il nostro corpo è finalmente rilassato, riposato. In realtà è il momento di maggiore debolezza per la parte motoria del nostro organismo.
Il cervello no, lui è sempre vigile, sempre in funzione, pronto a scaricare quei momenti di tensione, di estremo sovraccarico d’informazioni.
Pertanto non meravigliamoci di ciò che sogniamo, non cerchiamo mai di comprendere il perché di un certo sogno, accettiamolo ben sapendo che il nostro cervello aveva bisogno di mettere a posto qualcosa che la nostra quotidianità gli aveva impedito.
L’altra notte ho sognato che correndo, lentamente i miei piedi non battevano più con forza sul terreno, ma lo sfioravano appena, addirittura cominciavano a non toccare quasi per nulla… fino a ruotare sollevandomi leggermente da terra.
Ho superato prima delle staccionate, poi addirittura delle case… infine ero alto nel cielo e vedevo sotto di me la gente stupita che mi osservava, tuttavia per me era semplice, era possibile senza sentine stupore.
Che cosa potrebbe voler dire non lo so e neppure vorrei saperlo, non m’interessa, mi è capitato altre volte e il metodo è sempre o stesso, semplice, facile.

Tutto ciò per meglio presentare una poesia a me tanto cara di Langston Hughes:


TENETEVI STRETTI I SOGNI


Tenetevi stretti ai sogni
perché se i sogni muoiono
la vita è un uccello con le ali spezzate
che non può volare.
Tenetevi stretti ai sogni
Perché quando i sogni se ne vanno
la vita è un campo arido
gelato dalla neve.




Giovedì 1 maggio 2014 – ore 06:20

Meno quattro!!!

Sono un vecchio giovane, una persona cara mi definisce “ragazzo”… Bah!
Si sono proprio vecchio e posso dirlo perché mi emoziono facilmente, piango.
Prima non piangevo perché mi vergognavo, essendo sempre stato molto uomo, intendo uomo nel senso della forza fisica, della sopportazione al dolore, alla fatica… insomma mi sono sempre definito un “duro”, oggi qualcuno per farmi una cortesia mi definisce “rock”.

Ho affermato in uno dei miei tanti scritti che la parte migliore dell’uomo sia quella femminile. Ora non vorrei tediarvi con questo mio concetto ma, essendo andato a prendere ciò che è scritto in un mio libro, e ben sapete che “scripta manent”, lo riporto qui integralmente:

Un altro pensiero è stato del mio pianto nella piana grande di Castelluccio di Norcia, durante la messa,

credo che in ogni essere umano esista la componente dell’altro sesso, io sono uomo, sono un uomo duro, maschio, forte, virile, ma in me c’è la percentuale, pur minima, di sesso femminile che si manifesta nei momenti in cui la sensibilità è forte. Si sa che il genere femminile è più propenso alla tenerezza, alla dolcezza, al pudore; quando un uomo piange è la sua parte femminile che si manifesta, per questo non bisogna vergognarsi di provare emozioni, tenerezze, pudori.”

E con questo ho chiuso, torniamo a far passare il tempo in compagnia di Rosario.
Ho visto che in rete non sono solo, c’è Laura Catania, Francesca Pisanelli, Massimo Sciuto, Giusi Battiato, Massimiliano Tornabene, Carmen di Gregorio, Maria Cristaudo, Angelo Rapità, Gabri Ela. Gli ultimi che ho messo probabilmente sono andati a dormire, Laura, Francesca, Massimo ed io, invece, siamo ancora qui.
Laura non darmi del “Lei”, io sono fratello di Rosario e quindi tu sei mia sorella….

Grazie a quelli che sono sul campo, direttamente in contatto con il nostro campione, vorrei esserci anch’io, avrebbe più senso. Darei sicuramente un aiuto molto forte a Rosario, non vogliatemene ma io so esattamente quello che lui vuole sentire in questo momento, ho esperienza su ciò che comporta uno sforzo come quello che lo sta impegnando.

Deve restare calmo, molto calmo, come quella canzone che trasmettono… Non deve assolutamente esaltarsi, la calma è la virtù dei forti e le ultime ore sono molto pericolose.

Ora il nemico, ma so benissimo che il tedesco non lo considera tale, è sconfitto, incredulo. “Tu uccidi un uomo morto!” direbbe Francesco Ferruzzi a Maramaldo… pertanto Rosario vai tranquillo, il mondo è tuo, puoi riposare sugli allori. Take it easy.

Ma com’è lunga la notte! Dategli un bel caffè forte, ora, io vado a farmene uno, un altro, ma quanti ne ho presi stanotte? Ho visto un “mi piace” di Giuseppe Spampinato e Annarosa Spata, bene, siamo in tanti anche qui stanotte e tra poco metterò questo aggiornamento che è giunto a meno quattro… che spettacolo!

Ho iniziato a scrivere parlando del pianto, si, perché circa un’ora fa mi sono messo a piangere e se non smetto mi succede di nuovo… cavolo sono proprio vecchio! Non me ne frega un bel niente, e allora si, piango, sono strafelice. Per fortuna non c’è mia moglie che
magari mi prenderebbe in giro. No, forse no, anzi sono sicuro che non mi prenderebbe in giro, mi conosce bene, dal 1969… molti di voi ancora non erano nati.

Io sono un sessantottino, uno di quelli della rivoluzione studentesca, un duro!
Ma piango!

Forza Ros, il sole comincia a schiarire la notte, le stelle piano piano si spegneranno e da dietro “ a Muntagna ” salirà il sole, finalmente, metti gli occhiali, non far vedere i tuoi occhi gonfi di lacrime tu non sei ancora un vecchio, tu sei ancora un duro!


 1° maggio 2014 – ore 07:20

Meno tre!

Sveglia mondo! Giù dal letto! Non lavatevi neppure, uscite in pigiama, correte a Nicolosi! Portategli una granita cioccolata e mandorla, Rosario, il grande Ros è ancora lì, cosa sta facendo? Cammina!!!
C’è una bella canzone di un mio caro amico, un cantautore siciliano: Totò Lovecchio, il titolo? 
CAMINA CAMINA

Camina camina
Cà munnu s’arrimina
Camina quannu è ghiornu
E camina quannu è scuru
Camina na la terra conquistata
Di arabi spagnoli e tanti atri
Camina camina
Na terra i culura
Camina a minziornu
Quannu u suli pitta i campi
Camina a mezzanotte
Quannu a luna ti talia
Quannu l’arma du cielu
Mi fa pinzari a tia
Camina camina
Na terra di lu suli
Lu suli ca n’aiuta
A stari tutti cuieti
Lu suli quannu manca
Ni sintimu tutti stanchi
U suli è la vita
Ppi cucù è annasciutu ccà
Camina camina
Na terra du furmentu
Ccù lu turnu di romani
Appussidimu almenu u pani
U pani ca no seculu passatu
Si lu pigghiaru
Tuttu li patruna
Camina camina
Na terra di la luci
Ccu li tempi ca passaru
Puru chissa n’astutaru
Ca puru li francisi na lassaru
Ora mancu sapimu cu l’addumari
Camina camina
Ma nenti s’arrimina
Camina camina
Aspittannu na matina
Qualcunu ca ni dici cc’ama fari
U patri u patroni u frati di sta terra.


Non è incredibile? E’ stata una lunga notte, ma ne è valsa la pena, ora aspettiamo il sole.

Questo è il momento più duro, l’alba, il freddo, la stanchezza infinita.

Lui ora può seguire due pensieri: quello che lo porta a guardare dietro di sé e lo fa gioire della strada fatta e quello che invece gli fa guardare avanti, vede il traguardo, lo vede, è annebbiato, confuso, ma distingue molto bene i contorni dell’arco di trionfo.

Deve farsi forza, deve lottare contro la spossatezza e deve rimanere lucido. Per favore ricordategli alle 10,20 di fare un giro in più e poi tolte scarpe e calzini di attraversare il prato camminando a piedi nudi sull’erba.

Poi che si butti pure per terra a piangere, a singhiozzare, ne ha la facoltà, ne è degno.

E sempre per favore dategli un bacio e ditegli questo te lo manda Manfredi, ma dateglielo… per favore, fatelo per me.

Elena Cifali, preparati, abbiamo le basi per tramandare questo evento ai posteri, ne faremo un libro. I nostri pensieri con l’aggiunta importante e fondamentale di quelli di Rosario, per farne un racconto che resti a testimoniare il successo di questa grande prova di coraggio, determinazione e grandissima umanità. Il titolo? Lasciamo da parte per ora la cornice, l’involucro esterno, abbiamo il contenuto e di quello sappiamo già tutto!

Mi sono accorto che fuori c’è già la luce, manca poco al sole, al grande disco d’oro, è questione di poco ormai.

Tre ore, andrà si e no a quattro km all’ora, quanto manca all’arrivo? Poco più o meno di dieci km, bazzecole, quisquilie, pinzillacchere.

Fate suonare le campane a festa, svegliate il sindaco, suonate tutti i campanelli delle case, c’è bisogno di far festa, una grande festa. Onore e gloria al mio amico Rosario.

Chi può oggi dire di essere più forte di lui? Chi?



1° maggio 2014 – ore 08:22

Mancano solo due ore!


E che avrà fatto mai… Che ci vuole… Sarei in grado anch’io se volessi… Ma non sono mica scemo! A che serve? Perché? Ho altro da pensare io! Non ho tempo per queste scemate!

E allora fallo! Dai! Facci vedere! Bla bla bla, tu sei uno che critichi, che hai solo paura di fare brutta figura, sei uno dei tanti!

Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco caro mio, non serve altro che un grande coraggio.

Sai cosa distingue la persona normale dagli eroi, dai campioni, dalle persone colorate? Il carattere, la personalità, l’unicità!

Viviamo in un mondo che ci propone stereotipi sempre uguali, votati al consumismo, alla moda, all’apparire e se ci guardiamo intorno, vediamo sempre le stesse facce, le cose non sono più semplicemente “cose” ma hanno un nome, il nome della griffe.

Non si dice occhiali, scarpe, giaccone, macchina, telefono mobile, si è ormai abituati a chiamarlo con il nome del marchio. Qui vicino a dove abito hanno aperto un Outlet… è sempre stracolmo di gente, tutti che acquistano tutto e questo perché devono coprire la loro nullità per sentirsi finalmente qualcuno, quando basterebbe tirar fuori quello che è in fondo a loro stessi e uscire allo scoperto con i propri difetti, la propria e vera personalità.

Chi, invece, è fuori moda è uno sfigato, magari è una persona intelligente, divertente… VERA… e nessuno lo caga!

Le persone vere io le conosco, le frequento, le vivo. Intensamente e con immensa gioia, si, perché ogni giorno imparo qualcosa, imparo sempre, tutti i santi giorni. Imparo da perfetti sconosciuti, dai disadattati, da quei negri (negro non è offensivo, è più offensivo dire “di colore”) che chiedono l’elemosina, ci vuole dignità anche a chiedere l’elemosina con il berretto teso.

E allora ben vengano quei Peter Pan, quei tipi strani, sono il mio pane, sono la mia aria, sono persone semplici che sognano, immaginano, si elevano sopra la piatta uniformità della gente comune.

Viva Rosario, viva tutti quelli che sognano, viva anche me stesso, io sogno, io sono tecnologicamente uno sfigato, non possiedo una macchina ma se dovessi diventar ricco, vado subitissimo a comprarmi una R4 e poi ci carico la spesa, la legna per il camino.

Ci avrei caricato il mio amore, Zac, che mi ha lasciato per sempre il 22 marzo scorso, un dolcissimo cane, un figlio, un amico… meglio di tantissime persone!

Ma che dico? Sono impazzito! Devo parlare di Rosario e invece sbando… io sbando e lui è ancora nella sua corsia, con i suoi bastoni che cammina! Sei forte Ros, sei uno di quelli che io incontro per strada e che mi catturano. Li riconosco subito. Io non sbaglio più, so esattamente chi mi trovo di fronte, mi basta guardare negli occhi.

Un giorno sull’Etna, mi sembra proprio l’anno scorso, ho fermato il gruppo, li ho fatti sedere per terra e ho detto loro di fare un minuto di silenzio, silenzio assoluto, per ascoltare la natura. E’ stato bellissimo, è meraviglioso il silenzio, addirittura assordante.

Pensate che sia possibile fare ciò che ha fatto Rosario se non avesse avuto la capacità di staccare la spina dal rumore dell’esterno? NO, lui ha adottato, durante il cammino anche la terapia del silenzio. Ha lasciato parlare il suo corpo, è stato ad ascoltarlo.

La solitudine volontaria è necessaria, è concentrazione, attenzione a ciò che il nostro corpo ci comunica. In queste 70 ore circa di cammino è servita anche la solitudine, si è e si deve essere sempre soli davanti a delle prove di carattere, come riguardo alla condivisione, non sempre e non tutto è condivisibile. In particolar modo durante dei momenti così intensi. Bisogna stare a contatto con l’unica persona che veramente ci conosce fin dentro:

Noi stessi.


1° maggio 2014 – ore 09:20

Ultimo aggiornamento… manca un’ora.

Si cari amici di Rosario e spero anche miei, manca solo un’ora. Ho trascorso tutta la notte qui, come uno scemo, davanti al computer perché dovevo rendergli la visita che lui mi ha fatto a marzo, non potevo lasciarlo solo, o forse ero io che non volevo restare da solo… non lo so. Non so più cosa stia scrivendo, sono effettivamente molto provato da questa strana notte.

E’ il momento del commiato, lo lascio a voi, fisicamente, io mi metto da parte, spengo il computer, non voglio esserci nel momento della gloria, è tutto per voi, trattatelo bene, mi raccomando, è molto stanco.

Avrà il mondo intorno a lui, fotografie, interviste, abbracci e tanto ancora, se lo merita pienamente.

Ora entra nella gloria e per sempre, ma non vivrà per quello, dopo il meritato riposo, statene certi, penserà a qualche altra impresa. E’ una droga, è più forte del riposo, più forte dell’appagamento.

Continuerà a sognare, a progettare e a fare. Questo è il destino di chi impara che nella vita vale molto la conquista del merito.

Mi metto da parte a osservare, compiaciuto, la grande festa che gli vorrete attribuire, se la merita tutta, è un atleta, è fiero di sé ed io sono fiero di lui.

Era il 20 luglio del 1969 quando il piede umano di Neil Armstrong toccò il suolo lunare, io stetti ore davanti alla radio ad ascoltare la cronaca e fu emozionantissimo. Ho dovuto aspettare 45 anni per rivivere un evento di pari emozione e partecipazione… Vi sembra eccessivo questo mio abbinamento? Per me no, io sono uno che cammina, me ne intendo!

Grazie Ros, fatti una doccia, ti puzzano i piedi e… le ascelle!


 1° maggio 2014, ore 22:30

Io scrivevo e tu ti eri già fermato…
Non avevo contatti, Elena pensavo fosse a dormire, invece camminava con te, poi è andata a casa e quando è tornata, tu avevi già terminato la prova.

Ora aspetto i risultati definitivi: Tempo totale, tempo in movimento, velocità media, km percorsi, passi, k cal. consumate.

E’ finita, ora riposati e pensa subito alla prossima sfida. Che ne dici della 100 ore?

Tuttavia il bello, la prossima volta è fare da un punto “A” ad un punto “B”, senza riflettori, senza dover per forza dimostrare agli altri ciò che si fa.

Tutto ciò per stare più tranquilli, per fare le cose con maggior naturalezza, solo per noi.

Chiudo qui questo mio intervento, sono veramente orgoglioso di te, del tuo carattere, della tua tenacia. Lo sapevo, ne ero certo, conosco ormai l’animo della gente… difficilmente sbaglio nel giudicare chi ho di fronte a me.

Mi hai fatto piangere, mi hai dato un’emozione grandissima e di questo ti ringrazio.

Ora tocca a Elena e a te, scrivete qualcosa, facciamo un libro su questo evento con scritti e foto significative.

Un abbraccio grande a tutti e due.

Manfredi

Ecco i primi dati provvisori:


70 ore effettive, dalle 08:19 del 28/04/2014 alle 08:20:00 del 014/05/2014

 
dati dai giudici in pista

n° giri registrati 669
lunghezza media giro in 2° corsia metri 407.037 (ho girato tra la 1° e la 3° corsia per ragioni tecniche di ripresa video, il giro ufficiale sarà la mediana della seconda corsia)
km calcolati in 2° corsia 272.308

dati gps garmin dakota10

km registrati 283.80

dati medici

peso alla partenza 68 kg
peso all’ arrivo 66.800 kg

% massa grassa alla partenza 15.2%
% massa grassa all’ arrivo 13.3

dati armband

dispendio energetico 20730 kcal met’s 4.1
dispendio energetico attivo 18.278 kcal
numero di passi 392788
km 312.9
bmi 23.1
bsa 1.8mq
rmr oms 1707.2 kcal/giorno